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Il crollo del Campanile di Corbetta

 

“Nella notte dall'1 al 2 Giugno 1902, dopo che l'orologio del campanile di Corbetta aveva sonato le 3 ¼ il campanile (stato recentemente sopralzato a straordinaria altezza) si sfasciò alla altezza della parte vecchia, cedendo, sedendo su se stesso..... Fu un rumore come di cento carri rovesciati, al quale ne successe un'altro quasi uguale, per una parte della chiesa che parimenti si sfasciò. Nessuna disgrazia di persone..... ”.

 

 

Come si legge nella nota azzurra n° 5755 scritta dallo Scapigliato Carlo Dossi all'indomani della caduta del campanile di Corbetta. Alla base della caduta sta un atto di vanità paesana.
Nel 1792 era stata progettata, da parte dell'Arch. Pietro Taglioretti, la costruzione dell'attuale Collegiata di San Vittore: la facciata con pronao di colonne corinzie fu realizzata nel 1845 su progetto dell'Arch. Luigi Cerasoli.
Il 24/10/1891 la chiesa poteva essere considerata terminata, tanto da venire consacrata da Mons. Paolo Ballerini, Patriarca latino di Alessandria d'Egitto. Mancava però un degno campanile: ne esisteva allora uno composto da un antico torrione (eretto tra il IX ed il X secolo) ed alto originariamente 22 metri, successivamente sopralzato nel 1696 con un'altro troncone di 20 metri, allo scopo di alzare la cella campanaria. Occorreva però un degno campanile per la nuova chiesa.
L'incarico per il nuovo campanile, dopo aver accantonato il progetto redatto nel 1870 dall'Ing. Giovanni Olivares, fu affidato all'Arch. Luigi Perrone marito di Ida Pisani-Dossi e, quindi, nipote di Carlo Dossi, il quale, avendo costatato che le murature di base dell'esistente campanile erano spesse cm 190, si convinse che le stesse potevano sopportare un carico maggiore.
Pensando all'estetica, propose due progetti: uno in stile gotico ed uno in armonia con la nuova facciata neoclassica. Fu scelto quest'ultimo.
Il capomastro locale Giovanni Cucchiani montò i ponteggi necessari ed iniziò i lavori nel maggio del 1899 portando a Compimento il rivestimento in mattoni del secondo tronco, (quello sopralzato nel 1696), poi si fermò; gli subentrò l'impresa di Luigi Gadola (il contratto d'appalto fu firmato in data 11/6/1900), che portò a termine l'opera nell'autunno del 1901.
L'altezza del campanile raggiunse così gli 82 metri, con una spesa di 12.000 lire, (salita a lire 21.420) garantita con atto recante le firme del dott. Carlo Dossi, del dott. Carlo Frisiani, dal cav. Giuseppe Chierichetti e dal parroco don Felice Cozzi.
Esauriti i fondi, fu installato provvisoriamente, il vecchio concerto di campane.
Il Cavalier Chierichetti donò un'orologio a 4 quadranti pagandolo 4.000 lire.
Da qualche tempo però (esiste una lettera di Don F. Cozzi all' Arch. Perrone) si erano notate delle crepe nella muratura sulle facce est, sud e nord; le lesioni si aggravarono, vennero chiuse nicchie e finestre ma, costatando che le crepe peggioravano, nel novembre del 1901 furono poste in opera speciali fasciature in ferro. Il 13/5/1902 fu notata una nuova crepa lunga 5 metri sul lato di levante, Gadola e Perrone compirono un nuovo sopralluogo l' 1/6/1902 dando disposizioni per eseguire altre 4 fasciature in ferro ma prima di intervenire... avvenne il crollo. La torre medioevale scoppiò all'altezza di 18 metri da terra causando il crollo di tutta la parte superiore, rovinando parte del pronao e la cappella di San Luigi; andarono in frantumi anche le cinque campane e le statue che ornavano la cella campanaria. I cittadini accorsi nella piazza videro un gran cumulo di macerie a fianco della chiesa che si presentava squarciata
nella navata e nel pronao. Grande fu lo sgomento dell'intera popolazione. Una lunga diatriba investì il progettista Perrone, ed i capimastri Cucchiani e Gadola, i quali furono trascinati in tribunale dalla Fabbriceria. Una commissione di periti stabilì che il campanile sarebbe caduto ugualmente “Indipendentemente delle opere eseguite nel 1899-1901”. La caduta di quello di Venezia ne suffragò la perizia (vetustà e sfaldamento dei materiali). Il Dossi nella nota azzurra n° 5758 così scrive: “Agli edifici è prescritto dalla natura de' loro materiali e dalla data della loro iniziale costruzione un limite di vita come agli umani ... A questa più che ad altra cagione è da attribuire la contemporaneità della morte di parecchi edifici, specialmente campanili, che hanno una data di origine approssimativamente uguale come fu dei campanili di Corbetta e di Venezia, caduti a poca distanza di tempo”.
Il tempo portò ad una transazione tra la Fabbriceria e gli imputati Gadola e Cucchiani con atto sottoscritto in data 25/9/1903, e soltanto il 30/11/1906 anche l'Arch. Perrone firmò, a chiusura della vertenza, una scrittura privata registrata.
La vertenza aveva impegnato ben quattro anni dal 1902 al 1906.
Dopo il crollo il popolo di Corbetta aveva ripulito la piazza dalle macerie accatastando tutto il materiale riutilizzabile, cinse la piazza con una staccionata ed impiantò il nuovo cantiere, dopo aver riattivato la chiesa per il culto e aver predisposto sul tetto della chiesa un campanile provvisorio in legno dotato di due campane (una presa dalla chiesa di Sant'Ambrogio ed una dal setificio).
Si pose mano alla ricostruzione del nuovo campanile secondo il progetto già utilizzato per la torre crollata, usando il materiale salvato, abbassandolo però di 11 metri togliendoli dal basamento, ed innalzando il campanile a 71 metri alla punta del parafulmine.
Il Cavalier Chierichetti donò un altro orologio (recentemente è stato restaurato nei colori originali), opera della ditta Cesare Fontana.
Nel 1908 il campanile era di nuovo svettante verso il cielo, Venezia inaugurerà il proprio campanile di San Marco solo nel 1912.
Il campanile fu dotato di nove campane in si bemolle, fuse dalla Ditta Flli Barigozzi di Milano.

 

QUALCHE CURIOSITA’
Il crollo non fece vittime, ad eccezione del cane del panettiere Evardi Gaetano “il Gaitanin” che scorrazzava nella piazza;
Una “bosinada sora 'l campanin de Corbetta El Vitor al so amis Martin” fu posta in ventita a cent. 5 a beneficio delle riparazioni della Chiesa Prepositurale. La bosinada è attribuita ad Adolfo Besozzi (lo si ricava da alcuni sonetti allegati ad alcune lettere da lui inviate al Conte Carlo Frisiani);
Un quadro conservato nella Cappella delle Benedizioni in Santuario ci mostra un presunto fatto miracoloso: la Madonna di Corbetta avvolgen-do il suo manto azzurro attorno al campanile lo fa crollare verticalmente evitando rovineumane.

 

Arch. Luciano Redaelli

 

 

I primi 100anni del "nuovo" campanile

 

Elevato nel 1901 sulla base di un antico torrione, il campanile della collegiata di San Vittore crollò pochi mesi più tardi, proprio come quello di piazza San Marco a Venezia. Ma già nel 1908 i corbettesi vedevano svettare la nuova torre... 30.04.2009

«Nella notte dall’1 al 2 Giugno 1902… il campanile (stato recentemente sopralzato a straordinaria altezza) si sfasciò alla altezza della parte vecchia, cedendo, sedendo su se stesso…Fu un rumore di cento carri rovesciati… Nessuna disgrazia di persone…». Così si legge nella Nota Azzurra n° 5755 dello Scapigliato Carlo Dossi all’indomani della caduta del campanile di Corbetta. Alla base della caduta stava una vanità paesana. Alla collegiata di San Vittore, progettata nel 1792 dall’Arch. Pietro Taglioretti (consacrata nel 1891 dal Patriarca Latino di Alessandria d’Egitto Mons. Paolo Ballerini, mancava un degno campanile. Ne esisteva uno composto da un antico torrione (IX–X sec.) di 22 metri, sopralzato nel 1656 di altri 20 metri.
Nel 1902, il crollo

Il nuovo campanile fu progettato in stile con la chiesa dall’Arch. Luigi Perrone; il capomastro Giovanni Cucchiani iniziò i lavori nel maggio del 1899 realizzando il rivestimento esterno in mattoni di tutto l’esistente, poi si fermò. Gli subentrò l’impresa di Luigi Gadola che portò a termine l’opera nell’autunno del 1901. Il campanile era alto 82 metri. Varie crepe apparvero nella muratura delle facce est, sud e nord, tanto che nel novembre 1901 vennero poste in opera delle fasciature in ferro. Nel maggio 1902 una nuova crepa lunga 5 metri si aprì nel lato di levante; Gadola e Perrone nel sopralluogo del 1.6.1902 ordinarono l’esecuzione di altre 4 fasciature in ferro, ma prima di intervenire… avvenne il crollo. La torre medioevale esplose a 18 metri da terra, facendo crollare tutta la parte superiore, rovinando il pronao della facciata e la cappella di San Luigi. Grande fu lo sgomento dell’intera popolazione.
Nessuna vittima, per miracolo

Una lunga diatriba investì il progettista Perrone, ed i capomastri Cucchiani e Gadola, trascinati in Tribunale dalla Fabbriceria. Una commissione di periti stabilì che il campanile sarebbe caduto ugualmente «indipendentemente dalle opere eseguite nel 1899–1901». La caduta di quello di Venezia (14.7.1902) ne suffragò la perizia (vetustà e sfaldamento dei materiali). Dopo il crollo il popolo di Corbetta, riattivò al culto la chiesa con un provvisorio campanile in legno dotato di due campane, accatastò tutto il materiale riutilizzabile e impiantò il nuovo cantiere per la ricostruzione del nuovo campanile secondo il progetto della torre crollata, innalzandolo a solo 71 metri. Nel 1908 il campanile era di nuovo svettante verso il cielo; Venezia inaugurerà il campanile di San Marco solo nel 1912. Un quadro, conservato nella Cappella delle Benedizioni nel Santuario della B. Vergine dei Miracoli in Corbetta, mostra un presunto fatto miracoloso: la Madonna avvolgendo il suo manto azzurro attorno al campanile lo fa crollare verticalmente evitando rovine umane.
Uno speciale Annullo Filatelico, ideato dalla Pro Loco con Poste Italiane (10.5.2009), ha ricordato l’anniversario.
 
Arch. Luciano Redaelli
 

 

 
 

 

 

 

 
 

 

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