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Itinerario per una giornata
tra le Ville Storiche di Corbetta
Nel mese di
Maggio la visita alle Ville è guidata
L’abitato di Corbetta è posto a
23 Km. da Milano nella parte occidentale della Provincia, nelle immediate vicinanze
del fiume Ticino, esternamente però al limite dell’omonimo parco.
La
direttrice primaria della rete stradale è rappresentata dalla SR n° 11 (ex SS
n° 11 Milano-Novara) Padana Superiore, la quale attraversando la zona nord
dell’abitato, permette il collegamento con Novara e con la rete stradale del
Piemonte.
Altri
collegamenti avvengono con l’autostrada Torino – Milano (A4) tramite il casello
di Arluno, nonché con una fitta rete di strade provinciali che si diramano
dalla circonvallazione.
Nel centro di tale reticolo
stradale è posto l’abitato di Corbetta, il cui nucleo storico, costituito da
isolati di forma irregolare, si trova racchiuso entro il perimetro segnato
dalle vie Madonna, Cavour e San Sebastiano, nonché dal tracciato del fontanile
Madonna. A stretto contatto con questo nucleo storico vi è una corona di ville
sei–settecentesche, originariamente destinate alla villeggiatura,
successivamente trasformate in residenza permanente per il controllo sullo
svolgimento dei lavori agricoli nelle vaste proprietà terriere di cui le stesse
erano il fulcro.
Giardini
e vasti parchi ne completavano la trama, permettendo ai proprietari una
villeggiatura piacevole, che non escludeva una vita di relazione.
La
presenza di questi edifici ha ispirato la Pro Loco di Corbetta, nata nel 1994,
di organizzare nel mese di maggio una
“Passeggiata (guidata) tra le Ville Storiche”, allo scopo di far conoscere questo
patrimonio storico, facendo ammirare architetture, affreschi, decori ed ameni
giardini difficilmente accessibili alla gente.
Iniziando
dalla piazza del Popolo si scorge la villa Borri–Manzoli,
già residenza di una delle più influenti famiglie locali. Costruita nei
primi anni del settecento con materiale di recupero del demolito castello, fu
poi sopraelevata nell’ottocento nel corpo centrale. La facciata prospettante
sulla piazza è in stile barocco, in mattoni a vista con un portico tripartito
con sovrastante loggetta. La facciata verso il giardino è invece neoclassica,
il migliore di Lombardia.
L’interno
presenta alcuni saloni neoclassici con
affreschi, bassorilievi e stucchi. Conserva ancora tracce di un giardino
“all’italiana”.
Sulla
sinistra della villa Borri, sta la villa Frisiani–Mereghetti
edificata anch’essa riutilizzando materiale del distrutto castello. Il progetto
del 1653 è di Francesco Maria Ricchini. A lui si deve il disegno della parte
centrale della villa con il portico a tre archi sorretto da colonne binate, che
si innesta tramite lo scalone d’onore,
nell’ala di ponente quattrocentesca,
trattasi di un corpo del preesistente castello. La facciata verso il
retrostante giardino è in mattoni a vista con due corpi aggettanti che chiudono
la composizione.
Di grande
suggestione gli affreschi interni, dovuti a Giovanni Stefano Danedi detto il
Montalto, a Carlo Francesco Panfilo detto il Nuvolone e a Federico Zuccari.
Nell’attigua
piazza Corbas, si erge Casa Corbellini
o Castelletto, rielaborazione degli
anni 1940–60 di Piero Portaluppi sui resti del demolito castello del IX–XII
sec., indicato in alcuni documenti come “Curia Picta Sancti Ambrosii” e
“Castrum Sancti Ambrosii”.
Percorrendo
via Brera, al civico 25 della via
Cattaneo si trova la villa Frisiani–Olivares–Ferrario,
attuale sede municipale. Le sue grandiose dimensioni e il respiro
settecentesco tradiscono però preesistenze di un convento degli Umiliati, già
indicato in antichi documenti come una “Domus Nova et…
Vetus de Corbeta”.
Il corpo centrale possiede
un’elegante facciata a due ordini con portico e loggia su colonne alte e
sottili.
L’ampio
giardino all’inglese retrostante è attraversato dalle acque del fontanile
Madonna.
Attigua,
al civico 27, c’è la villa Zari–Mereghetti,
un tempo foresteria della villa precedente, sulla cui facciata sono dipinte
finte nicchie con finte statue.
Una breve
diversione in via Madonna 11 ci conduce alla villa Carones–Pisani Dossi–Massari (metà del XVII sec.) dalla
caratteristica pianta ad U con portico a tre archi su colonne binate.
Vi
soggiornò varie volte Massimiliano d’Asburgo prima di diventare imperatore del
Messico e fu quartier generale di Ferencs Giulay durante la battaglia di
Magenta com’è dimostrato dalle insegne che vi fece dipingere sul camino.
Recenti
studi “l’attribuiscono” a Francesco Croce, già operante in Corbetta.
Imboccando
via Cavour, dalla piazza del Santuario, incontriamo in via San Sebastiano
l’imponente Palazzo Brentano.
Realizzato da Francesco Croce per il conte Carlo Brentano dopo che aveva acquistato
le vaste proprietà del marchese Francesco Ferrante Novati. I lavori iniziarono
nel 1732 e nel 1738, quando la proprietà passa ai Tonta, non era completato
nell’ala nord. Fu completata con
l’inserimento di un mezzanino nel 1960.
Preceduto
dal cortile d’0nore, possiede una pianta ad U con ingresso porticato su colonne
binate. E’ il modello per eccellenza del palazzo nobiliare settecentesco,
immortalato nelle incisioni di Marc’Antonio Dal Re che lo presenta con un vasto
giardino che, però, non verrà mai realizzato.
L’interno,
oltre al maestoso scalone d’onore, troviamo affreschi tutti di carattere
mitologico, opera di Giovann Angelo Borroni, Mattia Bortoloni, Giuseppe
Pellegrini, Ferdinando Porta, Giovanni battista Sassi e Giovanni Antonio
Cucchi.
Raggiungendo
la vicina via Mussi troviamo la casa di
Carlo Dossi, celebre scrittore della scapigliatura
milanese, già segretario di Crispi e ambasciatore a Bogotà ed Atene.
Appartenuta
al conte Ambrogio Varese, medico e
astrologo di Ludovico il Moro, venne restaurata tra il 1898 ed il 1910. La
facciata mostra i grandi interventi operati, dal di lui nipote Luigi Perrone,
per conformarlo ad uno stile rinascimentale lombardo, tanto che qualcuno la
considera apertamente un falso.
All’interno
è ubicato un museo (aperto su richiesta), il quale conserva reperti dell’arte
preistorica, romana, greca e precolombiana,
raccolti dallo stesso Dossi. La villa
conserva un vasto archivio ed una ricca biblioteca di volumi e riviste.
Per
concludere, segnaliamo la neoclassica Collegiata
di San Vittore (piazza del Popolo), opera di Pietro Taglioretti (1792),
completata con la facciata di Luigi Cerasoli nel 1845.
Nell’interno,
durante scavi del 1971 vennero alla luce i resti delle sedi di culto
precedenti: la basilica jemale del V secolo e la chiesa romanica dell’XI sec.
(alcuni reperti precedentemente ritrovati erano stati murati all’esterno sulla
facciata nord); sulla facciata sud sono murate tre are romane studiate dal
Mommsen.
Il
campanile crollato rovinosamente il 2 giugno 1902, venne ricostruito nel 1908
con altezza ridotta a metri 71.
In via
Madonna trovasi il Santuario della
Madonna dei Miracoli, oggetto di diffusa
e profonda devozione in tutto il Milanese. L’edificio sacro è frutto della trasformazione
di un’antica chiesa dedicata a San Nicolao. Completato con la facciata di Luigi
Moretti nel 1883, restaurato nel 1954, incorpora tutt’ora due chiese, delle
quali il cosiddetto santuario superiore è un’opera iniziata nel 1744 da Donnino
Riccardi con l’aiuto di Francesco Croce.
Nel
Santuario superiore, sopra l’altare maggiore, “Madonna con il Bambino”, un
affresco di Gregorio Zavattari del 1475 già sulla facciata dell’antica chiesa.
Ricco l’apparato pittorico opera di Stefano Danedi (Montalto), Melchiorre
Gherardini, Giovan Battista Discepoli, Carlo Francesco Nuvolone, Giulio
Procaccini ed altri.
Da
segnalare la presenza degli arredi originali della camera in cui soggiornò San
Carlo Borromeo, in occasione del suo pellegrinaggio a Torino nel 1578 per
venerare la Sacra Sindone, recuperati
dagli eredi Frisiani.
Il
territorio è altresì caratterizzato dalla presenza di 34 fontanili oggi in
parte inattivi per la scomparsa delle marcite, sostituite da colture
cerealicole. Quelli attivi creano un ecosistema caratteristico per la presenza
di piante ed animali tipici degli ambienti acquatici di risorgiva.
All’estremità
est del territorio è presente una
porzione residuale (Eremo Locatelli) dell’originale brughiera che un tempo
occupava la Pianura Padana.
Arch. Luciano Redaelli
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