Palazzo Brentano
Nel 1731 il Conte Carlo Giuseppe Brentano acquistò una
parte delle proprietà che appartenevano al Marchese
Francesco Ferrante Novati, uno dei più ricchi proprietari
terrieri di Corbetta, dopo i Conti Borri. Passò per
eredità al Conte Pompeo Litta e Donna Giulia Vertemati e
divenne di proprietà dei Carones (1839), del Prof. Tonta
(1912), del Commendator Enrico Pagani (1930) ed infine dei
Chierici Regolari Somaschi (1935) ai quali appartiene
ancora oggi.
La mappa del Catasto Teresiano del 1721, mostra nel luogo
dell’attuale palazzo delle cospique preesistenze, che non
si adattarono alla costruzione attuale.
Il progetto del nuovo palazzo venne affidato dal Brentano
all’Arch. Francesco Croce, al quale sono attribuiti il
Palazzo Sormani, la guglia principale del Duomo di Milano
la chiesa di San Pietro in Abbiategrasso nonché alcuni
lavori nel Santuario di Corbetta.
Il Croce elabora lo schema di Corbetta inspirandosi
L’impianto proposto a quello di villa Alari di Cernusco
sul Naviglio del quale riprende il vigoroso schema
planimetrico, articolando gli elementi in una sapiente
gioco prospettico e scenografico.
Dal monumentale cortile d’onore, si accede al corpo
centrale del Palazzo con un ampia gradinata in granito
rosa, la stessa pietra usata per le colonne binate che
reggono i tre archi del portico, ora chiuso da una
vetrata, che alleggerisce la massa edilizia, il minuscolo
balconcino che sovrasta l’arco centrale, inserisce
un’ulteriore nota di alleggerimento e di connessione tra
la villa e lo spazio esterno.
Dall’ingesso entrando a destra, si arriva al monumentale
scalone d’onore, articolato in due rampe e ornato da una
spettacolare balaustra in arenaria grigia, scolpita con
volute e decori floreali tipici del giusto rococò
dell’epoca. La scalinata conduce ai saloni nobili del
piano superiore.
La villa non fu mai completamente ultimata; l’ala nord,
manomessa dall’inserimento di un mezzanino, è stata
recuperata nel 1980 circa.
Tramite il salone centrale, si accede al giardino da una
scalinata con una balaustra in pietra arenaria riccamente
lavorata. Il giardino descritto come spettacolare da
Marcantonio Dal Re nel suo libro “Ville di delizia” del
1740, non fu mai realizzato.
Le sale principali sono decorate con affreschi e stucchi
che risalgono agli anni della seconda metà del XVIII
secolo e sono attribuiti a G.A. Cucchi, a F. Porta (1689 –
1787), a M. Bortoloni (1696 – 1750), a G.B. Sassi, a G.A.
Borroni (1684 – 1772). I soggetti dei dipinti sono tutti a
carattere mitologico, secondo il gusto che imperava nel
XVIII secolo.
Arch. Luciano Redaelli
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