Casa Pisani Dossi
Alcune fonti indicano la villa come una pregevole
palazzina quattrocentesca appartenuta al Conte Ambrogio
Varese di Rosate, fisiatra di Ludovico il Moro, duca di
Milano. Nel Catasto Teresiano del 1722, la proprietà
risulta registrata come “Casa da massaro più casa da
abitazione più orto” effettivamente intestata ai conti
Varese di Rosate dai quali venne venduta, nel 1811, al
commendatore Francesco Mussi che, morendo nel 1893, lascia
il cospicuo patrimonio in eredità alla nipote Carlotta
Borsani.
Carlotta nel 1892 aveva sposato il nobile Alberto Pisani
Dossi che, entrato nell’orbita di Crispi era stato
nominato ministro plenipotenziario e console generale in
Colombia e ambasciatore in Grecia. Alla caduta del governo
Crispi (1896), abbandonò la carriera diplomatica e rientra
in Italia proprio per prendere possesso, insieme alla
moglie, dell’eredità dei Mussi.
Alberto Pisani Dossi frequenta personaggi legati alla
Scapigliatura di cui lui faceva parte, come il Beltrami
(autore del restauro del Castello Sforzesco di Milano), il
Conconi (pittore ed architetto), il Rovani (giornalista e
scrittore), il Praga (poeta).
Nel 1898 il Dossi scopre le tracce della casa
quattrocentesca sotto l’intonaco della casa che aveva
ereditato e da quel momento con l’aiuto di Luigi Perrone
(marito della nipote Ida) si dedica al suo restauro che
realizza in tempi brevissimi. Vengono riaperte le finestre
originarie, si completarono le parti mancanti con mattoni
preparati appositamente. Le aperture del piano superiore
furono ricostruite a sesto acuto; quelle del piano
inferiore a sesto ribassato. Si ricostruì il portone
riportandolo alla forma primitiva e rifacendone le spalle
ispirandosi alla casa Vimercati di Milano. Si ricostruì
poi il camino con la canna fumaria sporgente dal fronte.
Per completare i lavori, la facciata fu affrescata e
graffiata sulla falsariga delle tracce di intonaco che
erano state rinvenute e sulla base dei motivi ornamentali
delle ville milanesi del quattrocento. I mattoni a vista
che contornano le finestre sono dipinti per nascondere le
differenze tra le parti originali, accuratamente
conservate, e le parti ricostruite perché mancanti.
Il Pisani Dossi si interessò all’archeologia operando
numerosi scavi nei terreni di sua proprietà, raccogliendo
reperti che costituiscono un Museo che conserva ancora
l’allestimento originale. Inoltre vi è la presenza della
“Collezione” costituita da materiale acquistato in
occasione dei suoi incarichi diplomatici a Roma, a Bogotà
e ad Atene.
All’interno della casa, è conservata la biblioteca dei
Pisani Dossi, costituita da volumi e da documenti di varie
epoche e provenienze, come gli archivi Varese di Rosate e
Borri.
Arch. Luciano Redaelli
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